Il conflitto Russia – Ucraina: possibili conseguenze sullo scenario farmaceutico.

Di Marianna Oliverio

In questi giorni in cui si sta scrivendo una delle pagine più tristi della storia recente, il conflitto Russia – Ucraina, la risposta dell’Unione Europea si è dimostrata compatta e determinata attraverso sanzioni che, tuttavia, stanno generando conseguenze preoccupanti su un tessuto socio-economico già ampiamente destabilizzato e reso fragile dalla recente pandemia.

In questo scenario è doveroso interrogarsi sulle possibili ripercussioni che tale situazione potrebbe avere anche sul Sistema Sanitario Mondiale.

Ma volgendo lo sguardo sul nostro Paese, in che modo la crisi dell’Est ci sta attualmente coinvolgendo?

  1. I sistemi sanitari regionali si stanno preparando ad accogliere la popolazione ucraina in fuga dalla guerra

Da una stima fatta dall’Associazione Culturale Europea Italia-Ucraina, sono attesi tra gli 800 e i 900 mila profughi nei confronti dei quali le Regioni si sono dichiarate pronte a fornire la massima collaborazione per l’assistenza e la fornitura di farmaci e materiale sanitario.

La Conferenza delle Regioni, proprio in queste ore, si sta coordinando con la Protezione Civile per pianificare in maniera efficace l’accoglienza sia dal punto di vista logistico che socio-sanitario.

In agenda:

  • Raccolta farmaci salvavita e attrezzature mediche
  • Hub di prima accoglienza
  • Presa in carico di pazienti pediatrici, specialmente oncologici che in questi giorni non stanno ricevendo le cure necessarie  

Motivo di preoccupazione per eventuali tensioni sociali, resta la gestione dei cittadini non vaccinati: in Ucraina solo il 35% della popolazione ha fatto una inoculazione da vaccino anti-Covid, mentre i vaccinati con dose booster sono l’1,7%.

  • Farmindustria ed EFPIA chiedono l’esclusione di tutta la filiera del farmaco dalle sanzioni

Nell’ottica di garantire ai Paesi coinvolti nel conflitto l’accesso alle cure e alle sperimentazioni cliniche, è stato lanciato un appello congiunto alle Istituzioni affinchè l’intera filiera del farmaco (medicinali, principi attivi, beni intermedi per la produzione di diagnostici, trattamenti, vaccini, macchinari, packaging…) venga sottratta dall’orbita delle sanzioni.

Per comprendere la portata di questo rischio basta leggere alcuni dati dell’organizzazione di ricerca clinica Global Clinical Trials: l’Ucraina ospita circa 2.500 strutture mediche pubbliche che effettuano studi internazionali e ogni anno sono circa 500 le sperimentazioni effettuate. I dati presenti nel database degli studi clinici della Food and Drug Administration parlano di 251 farmaci e dispositivi medici oggetto di studi clinici che hanno almeno un sito in Ucraina.

  • Preoccupazione per la carenza di medicinali

Diffusa la preoccupazione che la situazione attuale possa avere come conseguenza anche un aumento dei costi dei farmaci nonché un impatto sulla distribuzione e sulla disponibilità dei prodotti stessi.

Il mercato mondiale del farmaco, già prima del conflitto, stava affrontando le criticità legate al rincaro dell’energia che, di fatto, ha messo a dura prova le medie-piccole imprese che si occupano dei materiali di confezionamento, stoccaggio e logistica dei farmaci.

A tal proposito un primo segnale è arrivato dal governo con il ‘Decreto energia’, il cui obiettivo è quello di sostenere l’economia in questa fase così complessa, sebbene sarà difficile per alcune realtà riuscire a resistere ancora a lungo alla pressione economica.

Un’ultima considerazione per completare lo scenario: l’Italia ha esportato in media nel 2020-2021 oltre 310 milioni di euro all’anno di prodotti farmaceutici verso Russia e Ucraina che sono importanti per l’export di tutta la filiera. 

Alla luce di questa fotografia, è ragionevole ipotizzare che il perdurare del conflitto possa avere delle pesanti ripercussioni sull’economia nazionale, di cui la farmaceutica rappresenta senza dubbio un pilastro importante.